WanderSquares. Ovvero: Fabio Volo a Helsinki
Quando si parte per un viaggio non si sa mai dove si arriva. Può sembrare una banalità estrema e forse lo è: facciamo che a questo giro mi metto in diretta competizione con Fabio Volo e amen. Per quanto però lapalissiana sia questa affermazione, dovrete riconoscere che almeno una volta nella vita ve la siete sentita dire, o addirittura ve la siete proprio detta da soli. Se mai però vi venisse un dubbio sulla sua veridicità, il gioco WanderSquares è qui per toglierveli.
Non so se ve l’ho mai detto (a occhio e croce almeno un centinaio di volte), ma io ho vissuto per un anno in Svezia. Prometto che non farò la solita tiritera sull’antropologia e perduzioni varie, come ho fatto qui, ma mi concentrerò sulla piccola crociera che mi sono concesso insieme ai miei genitori. Una nave, un breve viaggio da Stoccolma fino a Helsinki, per dare uno sguardo alla Finlandia, godendo del sole di Mezzanotte sul Mar Baltico. Una sciccheria, direte voi. In realtà è stato qualcosa di davvero paranormale. Sul grande traghetto, perché di questo si trattava, c’era una fauna davvero curiosa, per lo più composta da russi principalmente attratti dal piccolo casinò a disposizione dei viaggiatori. Per me ovviamente, l’interesse primo era il Solstizio d’Estate nel cielo del Nord.
Girovagare per mari
Non esiste un modo per descrivere il Sole che galleggia sul mare in quelle ore in cui noi abitanti del Sud solitamente siamo abituati all’oscurità. Una sensazione unica, onirica, di ribaltamento della realtà. Il sonno non sembra intenzionato ad arrivare, un po’ per lo scombussolamento, un po’ per l’emozione. Fu una traversata tutto sommato breve, ma così densa e straniante da sembrare eterna. La percezione di essere stati immersi in un sogno era amplificata dalle voci che uscivano dagli altoparlanti della nave: oltre all’inglese, allo svedese, al russo, la voce parlava in finlandese, una lingua che pare uscita direttamente da un romanzo fantasy, un misto di elfico, spagnolo e grammelot. E ovunque c’erano i Mumin.
I mumin e WanderSquares
I mumin sono personaggi di fantasia creati dalla scrittrice Tove Jansson: buffi animaloni bianchi, vivono delle avventure incredibili affiancati dai loro amici umani, che benché umani assomigliano molto a dei folletti. E ricordano molto i personaggi di WanderSquares, gioco di Matthew Carlson, che ci catapulta in questo mondo fantastico popolato dai Wanderkind, un popolo piccolo ma coraggioso che vive a contatto con la natura più selvaggia e la protegge dalle varie minacce più o meno mostruose che ne attentano l’integrità. Una serie di tessere quadrate andranno a comporre il nostro labirinto e contemporaneamente daranno vita alla nostra storia.
Giocare e viaggiare: WanderSquares
Ogni tessera è un bivio, un pezzo della nostra avventura. Il giocatore che interpreta il narratore racconta ciò che ci succede quando capitiamo su una specifica tessera: dovremo combattere? Troveremo un tesoro? Un buffo animaletto ci darà una mano? E dopo? Dove ci dirigeremo dopo? Un gioco per 2-5 giocatori, da 9 anni in su, ma evidentemente pensato per prendere i bambini per mano e guidarli in un regno a metà tra la realtà e la fantasia, in un gioco a metà tra il dungeon crawling e il role playing. Illustrazioni evocative ci accompagneranno in questo piccolo grande viaggio: non abbiamo una mappa con noi, sappiamo il punto di partenza, ma come dice Fabio Volo, quando si parte per un viaggio non si sa mai dove si arriva.
La campagna di WanderSquares
La campagna di WanderSquares non ha ancora raggiunto il suo obiettivo minimo, avete più di dieci giorni per aiutare questo progetto a vedere la luce. Io una mano la darò, e voi?
P.S.
Questa è la colonna sonora del mio viaggio a Helsinki e ve la regalo. Anche perché non mi costa niente…