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Quel gioco è una mer…

La critica negativa ai giochi vista come un affronto personale

Ok…

Respira…

Conta fino a 10…

Adesso prova a ripetere: “E’ la tua opinione, la rispetto. Può non piacere”…

Ci sei riuscito?

Spesso si parla di recensioni negative e del fatto che non vengano pubblicate, e più in generale di come i giocatori non sappiano accettare critiche ai propri giochi preferiti. L’opinione negativa infatti genera una reazione aggressiva di difesa, spesso ingiustificata. Ma perché accade? Tutto dipende da quale valenza diamo all’opinione negativa e, secondo me, anche in quale ambito viene declinata.

 

 

Dimmi a cosa giochi e ti dirò chi sei

Nell’ambiente “casalingo” la critica negativa di un amico ad un gioco che ci piace (e magari appena comprato) può trasformarsi in un giudizio insindacabile sul nostro modo di giocare, di intendere il gioco e di riconoscerci come giocatore “esperto” (o “di qualità”). Il fatto di considerare bello un gioco che non è apprezzato dagli altri lo sminuisce quasi in modo automatico facendolo apprezzare meno. La critica trasla automaticamente dal gioco al giocatore quasi il “difetto” sia insito in chi lo ha proposto. Siamo quindi chiamati a difendere strenuamente le nostre scelte, a mettere in risalto tutti i lati positivi del gioco, cercando di trovare una posizione di equilibrio che mantenga la bilancia del giudizio sul lato positivo. Il gioco ci identifica e rappresenta, diventa un “aspetto” di noi stessi che sentiamo la necessità di difendere se attaccato. 

 

Mi oppongo, Vostro Onore!

Se la critica invece viene da un “esponente” del mondo ludico (un youtuber o un recensore su un sito che seguiamo) per quanto possiamo dire e fare, la cosa ci affonda inesorabilmente. E’ inutile negare, quella è una sentenza di morte accessibile a tutti e che tutti possono vedere, manco fosse la prova schiacciante in una causa in tribunale. Qui la critica trasla dal gioco a chi recensisce. Per cui “quello fa solo giochi di un certo tipo”, “si vede che ci ha giocato una volta”, “ha letto altre recensioni e le ha riportate”. In questo caso o si cerca di convincere il recensore della sua errata visione del gioco (perché vorremmo che avesse le nostre stesse convinzioni) o, nel caso non si accetti proprio la critica, si sminuisce la sua competenza.

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Verba volant, scripta manent

A livello di forum e chat il giudizio negativo ha effetti minori. Un po’ perché la platea è più ampia (e si disperde), un po’ per il contesto in cui si scrive, un po’ perché si è abituati al confronto (non sempre…). Ma c’è un ambito dove, anche qui, la critica negativa è maggiormente mal tollerata: le prime impressioni sui giochi appena usciti.

Se qualcuno scrive una opinione negativa su un nuovo topic/post di impressioni c’è quasi sempre qualcuno che se la prende a cuore e cerca di smentirlo. Non c’è solo la voglia di difendere la propria opinione. Forse si vuole lasciare sul Forum/chat una visione positiva del gioco che si ama in modo da coinvolgere chi, curioso, si approccia a quel titolo. In alcuni casi scaturiscono dei batti/ribatti inutili in cui alla fine qualcuno sottintende sempre che l’altro non ha capito il gioco.   

 

Shut up and take my money!

Anche a livello Kickstarter e nuove uscite la critica negativa può essere deleteria oltre il dovuto. Qui basta il post di un perfetto sconosciuto per mettere in dubbio la validità di un gioco, o semplicemente la bellezza di un titolo che ci ha attirato. Basta andare sul forum BGG per vedere casi di questi Tsunami mediatici. In alcuni casi la stessa campagna Kickstarter ne risente. In questo ambito la critica può attecchire di più visto che spesso nessuno ha provato il gioco (a buon intenditor…).

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Considerazioni finali

Intendiamoci, queste considerazioni e classificazioni non si applicano a tutti e sempre. Tutto dipende da quanto si è capaci di accettare una critica e di non soggiacere all’opinione altrui, ma soprattutto quanto si è capaci a scindere la passione per i giochi da noi stessi. E come in tanti altri ambiti, la critica negativa è sofferta per la considerazione che si ricerca e si vuole ottenere. 

Quello che però noto è che nel mondo ludico non è la critica sul modo di giocare a ferire (quindi una critica alla persona), ma sul gioco che si ama. Manco l’avessimo inventato noi. Alcuni giocatori si identificano non tanto sulla loro capacità di gioco o di relazionarsi, ma in base a cosa gli piace giocare. E più il gioco è profondo, particolare e amato da altri, più generalmente la (auto)considerazione sale.  Allo stesso modo, spesso, letta una recensione o una opinione negativa o sentita una critica al volo, si reputa il gioco non più degno di nota, magari manco di prova. Non mi nascondo, da neo-giocatore, alcune delle fasi descritte le ho vissute, altre le ho notate (e le noto ancora). Secondo me tutto nasce dal fatto che dichiarare che ci piace un gioco (più di affermare di esserne campioni) è come un biglietto di ingresso ad alcune cerchie dove altrimenti ci sentiremmo esclusi. Dona senso di appartenenza. Perché nel nostro mondo l’aspetto sociale è forte e l’identificazione passa (certe volte) per il titolo di un gioco.

 

 

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Coso

Educato sin da piccolo tramite le migliori scuole (Ken il guerriero, I Cavalieri dello Zodiaco e City Hunter), già da bambino adoravo i giochi da tavolo. Dopo un’adolescenza alla deriva dedicata ai videogiochi, soprattutto avventure grafiche, e alla salsa (passione per il ballo ancora non del tutto sopita), sono tornato ai Giochi da Tavolo appassionandomi subito ai cosiddetti GdM (giochi di Merda per chi non avesse compreso n.d.r.).

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