Paradise-Opoly. Ovvero: Take me home.
Conoscete il termine tedesco “Heimat”? Non esiste un vero e proprio corrispettivo in italiano, ma se proviamo a parafrasarne il senso potremmo tradurlo con “casa”, “luogo natio”. Non è esattamente il nostro luogo di nascita, è più il posto dove ci sentiamo a casa, dove siamo cresciuti, dove siamo nati come persone. Heimat ha una geografia fatta non tanto di strade ma delle vie in cui si svolgono le processioni, non tanto di locali ma di luoghi in cui ci incontriamo con gli amici. Heimat ha una lingua composta non tanto da un dialetto, ma dall’uso che ne facciamo noi del dialetto, e per Noi intendo tutti coloro che condividono con me la stessa idea di Heimat. Questo concetto nasce da una visione fortemente romantica dell’appartenenza e qualcuno ci ha visto persino i semi di ideali radicati e razzisti. Possibile, ma sono piuttosto sicuro che questa versione perversa di Heimat non si ritrovi in Paradise-Opoly.
La storia di Paradise
Paradise-Opoly è il primo progetto creato da Tanner Staus su Kickstarter, ed é anche il suo primo gioco. Anzi, a voler essere del tutto sinceri, P-O non è un gioco del buon Tanner, visto che si tratta letteralmente di un reskin di Monopoly. L’ennesimo direte voi. No, vi dirò io, perché Paradise-Opoly è un gioco pensato e realizzato per far rivivere Paradise, California.
L’8 Novembre del 2018 un incendio distrusse Paradise, spazzandola via. Un piccolo paese come ce ne sono milioni nel Mondo, che a causa di un incidente svanisce nell’arco di una notte. Gli abitanti, tra cui Tanner Staus, si sono ritrovati improvvisamente senza la loro Heimat. Non so cosa proverei in una situazione come quella, ma sono piuttosto sicuro che non riuscirei mai a reagire come hanno fatto Tanner e i suoi concittadini.
Le due Paradise
Staus ha creato un gruppo Facebook dove rapidamente si sono ritrovati tutti gli ex abitanti di Paradise e, grazie alla loro partecipazione, è stato creato P-O. Utilizzando appunto come base il Monopoly, hanno prima raccolto le storie, i nomi dei luoghi storici e di quelli legati al folklore e alla tradizione, tracciando così i confini “territoriali” della loro memoria, ricostruendo la loro Paradise. Una Paradise senza posti brutti, ovviamente, senza giorni vuoti ma dove ogni momento è una ricorrenza, dove il passato mitico della corsa all’oro si fonde con un presente ripulito, dove la natura e il progresso convivono in un contesto bucolico e, appunto, romantico. Un gesto bello, forte, una sorta di nuova fondazione all’interno di una scatola da gioco, un segnale di voler ricominciare, di voler ricostruire sulle antiche fondamenta.
In Paradise-Opoly le case sono diventate tende e gli alberghi sono capanne di legno. Non ci sono rimandi toponomastici famosi ma fumosi, ci sono i luoghi che componevano la Paradise fisica, filtrati dalla memoria di coloro che la hanno “ricostruita”. Non è “Paradise, California” riversata in un monopoly, è la Paradise del cuore, del passato, dei momenti belli, di chi non c’è più, della giovinezza. In poche parole, è la Paradise Heimat.
La campagna di Paradise-Opoly
La campagna scade tra qualche settimana e l’obiettivo, ad adesso che scrivo, è ancora lontano. Se però la campagna di Paradise-Opoly andrà a buon fine i risultati saranno due. Il primo risultato sarà che il gioco verrà finanziato e molti potranno giocare e divertirsi scoprendo cosa era Paradise, California. Il secondo risultato sarà che tutti coloro che hanno perso la loro “casa”, la loro Heimat, avranno indietro la impagabile ricompensa che quella storia, plasmata dalle loro singole storie, non è andata persa del tutto, che in qualche modo continuerà a essere raccontata, vissuta, sui tavoli di chi giocherà al loro gioco.
Un modo diverso di rileggere la memoria, di rielaborare il lutto, di dare un senso al trauma. Insieme, collettivamente, tra di “Noi” ma aprendosi al mondo.
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