Nel dubbio prendo risorse: un mistero ludico
Nel dubbio prendo risorse è un libro di Andrea Dado (forse vi ricorderete di lui per il blog Dado Critico) presentato al Play: Festival del gioco 2023 e pubblicato da dV Games nella collana dV Games & Stories. Si tratta di un romanzo molto leggero che è ambientato proprio durante una piccola fiera del gioco, e oltre ad aprire una finestrella sul mondo dell’organizzazione di eventi ludici è un piccolo giallo che gira intorno alla tematica che ci è tanto cara: il gioco.
Nel libro questo raduno diventa il teatro di una tragedia, e in un susseguirsi di eventi sempre più sopra le righe un pugno di personaggi che ricalcano gli stereotipi del nostro mondo cercherà di fare in modo che l’evento vada come previsto. Solo che – spoiler – non tutti hanno le stesse aspettative…
Online l’hanno definito ‘thriller‘, ‘giallo‘, ‘pulp tarantiniano‘, addirittura ‘grottesco‘. Beh, no. Si avvicina al noir, ma non ci sono investigatori e nemmeno un inizio di indagini, quindi lasciamolo nel suo limbo e diciamo solo che è un romanzo che parla del gioco.
Un quadro d’insieme
Non è facile scrivere una recensione di Nel dubbio prendo risorse, perché mentre nei soliti gialli si può raccontare qualcosa, qui fino al gran finale abbiamo solo un cadavere che viene prontamente nascosto nelle prime pagine. Sarà proprio lei, la prima vittima, a scatenare le paranoie degli organizzatori, che decidono, non senza qualche remora, di non chiamare le autorità per evitare che l’evento salti. E mentre la ragazza morta fa da spettatrice, un teatrino degli orrori si muove in mezzo agli zaini e alle magliette sudate dei nerd.
L’occhio dissacrante dell’autore racconta un mondo ludico fatto di persone che vogliono sembrare virtuose ma che nascondono ognuna i suoi segreti inconfessabili. Dal palestrato appassionato di Puerto Rico alla disegnatrice disperata, fino ad arrivare allo psicologo (che c’entra lo psicologo, vi chiederete?), le storie dei protagonisti sono un esempio di come a volte sia vero che potresti trovarti seduto al tavolo con chiunque: compreso un serial killer.
I protagonisti
Vero, è una caratteristica del genere noir, ma mai come in questo breve romanzo si applica la famosa massima: “Il più pulito c’ha la rogna”. L’impressione generale che si ha del mondo ludico è che sia l’habitat naturale di persone che o trovano sfogo nel gioco o ci si lanciano con la speranza di cavarci qualche soldo… o una svolta nella vita. Soldi o sete di realizzazione personale (a livello quasi maniacale) sono le uniche motivazioni che sembrano guidare i personaggi, che apparentemente non hanno bussola morale di sorta.
Tra chi nasconde cadaveri, chi attenta alla vita di altri partecipanti al torneo del gioco di turno e chi vuole solo ottenere il massimo dalla situazione, prendere in simpatia qualcuno è davvero difficile. Forse la ragazza morta, che poverina sembra essere solo vittima di sé stessa. Questo genera una bella riflessione sul ‘nostro’ mondo, che per fortuna è in continua apertura verso l’esterno. La verità è che questo romanzo ci mette di fronte alla realtà dei fatti: non è che perché siamo Nerd, qualcuno ci abbia fatti santi e martiri. No, siamo ‘peccatori’ come chiunque altro. E i personaggi Nerd possono avere il cuore nero come chiunque altro.
Antieroi Nerd
In Nel dubbio prendo risorse questa visione si contrappone in modo molto forte, e credo sia nelle intenzioni dell’autore, all’idea romantica di Nerd com’è intesa nella narrazione attuale. Laddove i Nerd per eccellenza degli ultimi anni (sì, sto parlando dei protagonisti di Stranger Things) sono tutti eroi, qui abbiamo esempi del tutto opposti: persone comuni, per cui la passione per i giochi è un pezzetto della vita e di certo non li definisce agli occhi dei lettori. L’Illustratrice è un’insegnante di disegno, il Giocatore è un insegnante di fitness e per la maggior parte degli altri protagonisti il mondo ludico è un Hobby, non una scelta di vita.
Quello che salta di più agli occhi e che davanti alla nostra esperienza stona è proprio quella diffidenza che potrebbe suscitare un evento ludico a qualcuno di esterno a questo mondo… un po’ alla vecchia maniera, se vogliamo. E scoprire di avere tuttora pregiudizi su alcune categorie di appassionati, gente come noi, e vederli ampiamente confermati, un po’ fa male (come nella vita vera). E questo è un grosso pregio del libro: i suoi personaggi ti deludono in modo sorprendentemente realistico.
Conclusione
Scrivere la recensione di un giallo senza poter menzionare investigatori e metodi d’indagine, né tantomeno la vera trama, è una delle cose più difficili che abbia mai fatto, ma eccoci qua. Il Dado si conferma incline al suo nome d’arte: Critico. Ma la critica più forte che risuona in questo piccolo libro è anche un monito a noi stessi: smettiamola di idealizzarci come eroi tragici in un mondo che ci odia. Quel tempo lì è passato, e oggi possiamo accettare e dire al mondo che non siamo archetipi ma persone vere, che una volta sono state bullizzate e oggi potrebbero essere i nuovi bulli. Fa male? Beh, chi scrive non vuol mai lasciare indifferenti, e almeno in questo Dado ci è riuscito benissimo.