Mother of Frankenstein. Ovvero: il Moderno Prometeo
Anche durante la live è capitato che mi ritrovassi a parlare di Kickstarter su giochi da tavolo in formato print-&-play. Spesso vengono sottovalutati, perché si pensa che alla fine, se si spendono dei soldi, per quanto pochi possano essere, si debba avere il diritto di poter tenere qualcosa di “solido” in mano. Va ammesso però che i progetti di questa tipologia sono quelli più vicini all’idea originaria della piattaforma: si acquista l’idea, l’impegno, il guizzo creativo dello sviluppatore, non tanto gli oggetti che la compongono. Ci sono poi progetti, come “Mother of Frankenstein”, dove la spesa equivale in pratica alla somma algebrica del lavoro di architettura ludica più la sua materica realizzazione.
Questa escape room da tavolo, ideata da Terry Pettigrew-Rolapp e Tommy Wallach, si ispira alla biografia di Mary Wollstonecraft Godwin, nota ai più con il cognome da sposata, ovvero Mary Shelley. La scrittrice di fama internazionale, “madre” di quel capolavoro intramontabile che è “Frankenstein o il Moderno Prometeo”, nasce in una famiglia acculturata, innovatrice, proiettata socialmente e politicamente nel futuro. Gli sviluppatori hanno raccolto a piene mani dalla storia personale di Mary Shelley per dar vita a un vero e proprio romanzo in versione boardgame.
Una escape room dicevamo, suddivisa in tre volumi, corredati da puzzle in 2D e in 3D, da enigmi, da indovinelli, da misteri da risolvere e codici da decifrare. La cifra di base della versione Standard è di 89 dollari. La versione Ultimate ha un pledge di 249 $. Ci sono anche altri livelli di contributo, fino a raggiungere i 999 $: oltre al gioco, abbiamo l’opportunità di acquistare vere e proprie esperienze dal vivo per dodici persone oppure delle consulenze tecniche per aspiranti sviluppatori. Focalizzandosi sulle prime due versioni, solo per limitare il ragionamento, si intuisce immediatamente che stiamo parlando di prodotti rivolti a un certo tipo di pubblico: volumi rilegati in pelle, packaging in stile “asta”, ovvero con una confezione in legno con imbottitura in fibra, quaderni bianchi in cuoio per prendere appunti, registrazioni in vinile, un’edizione del romanzo “Frankenstein” illustrata dall’artista Liana Kangas in esclusiva per i backer. Tanto materiale, tanti oggetti belli e unici, per dare ai contributori un gioco che si presenta come un caso a sé nel panorama dei board game. Neil Gaiman (Neil Gaiman…) di sua sponte ha pubblicizzato il progetto sul suo profilo Twitter.
Un progetto grande, ambizioso. E costoso. Per un pubblico specializzato, desideroso di avere qualcosa di esteticamente rilevante, oltre che divertente e coinvolgente da un punto di vista esperienziale. Il Kickstarter ha superato i 175K $ di contributi, quindi esiste chi è disposto a investire una cifra importante per un gioco da tavolo, per un prodotto quindi assolutamente “superfluo”. La domanda allora che sorge spontanea è: stiamo parlando dello stesso pubblico che spende 5 dollari per un print-&-play? Gli autori di MoF si rivolgono a coloro che aspettano gli sconti per risparmiare una decina di euro su un titolo? Si può accomunare chi spende quasi mille euro per un gioco più un’esperienza live con chi acquista in blocco copie di un gioco da tavolo per poi rivenderle sottobanco?
Non ho la pretesa di esaustività, anzi. La questione è proprio questa: parlare del “mercato dei board game” come di un unicum è sbagliato e prima lo comprendiamo e meglio è. Si tratta di beni di lusso, come e più dei libri, del cinema, dei videogiochi. L’offerta è così variegata e molteplice che è necessario, anche in una nicchia marginale come risulta essere il panorama italiano, iniziare a ragionare per sottoinsiemi, per nicchie della nicchia, non limitandoci a vedere differenze solo tra chi gioca american e chi gioca german.
Personalmente odio le categorizzazioni, ma per comprendere il mercato, i suoi bisogni, la domanda, si deve sezionare in maniera analitica ciò che abbiamo di fronte, cogliendo le sfumature che caratterizzano questa mostruosità multiforme che è “il Target”, dove siamo infilati anche noi. Volenti o nolenti.
Mother of Frankenstein sembra essere un capolavoro. Un prodotto speciale, che parla un linguaggio diverso e racconta di una nuova frontiera del design del gioco da tavolo.
Prodotto da Hatch Escapes, qui trovate il link alla campagna.
[…] di farli? In realtà la questione è nettamente più complessa di così. Perché come al solito, è una questione di mercato. Un qualcosa che ha già venduto in passato venderà di nuovo, riuscendo in certi casi ad ampliare […]
Questo più che un gioco è un’esperienza.. la scatola ritrovata in soffitta piena di dettagli e indizi.. addirittura un vinile! Non riesco a godermi questi giochi in inglese, sennò lo prenderei per giocarci anche da solo! Grazie Nik
Grazie a te Riz!
Ultimamente di roba di questo tipo ne sta uscendo un po’.
I costi sono importanti, vedremo cosa succederà!