Perché (ANCHE) chi fa informazione cerca di venderti cose
Cos’è l’affiliate marketing e come funziona, visto che lo vedete su tutti i nostri contenuti qui sul sito e sulle altre piattaforme, ma anche in molti altri aggregatori di informazione, ludica e non.
“consigli per un natale ludico”, “il fantastico mondo del gioco di ruolo”, “Indiana Jones e l’avventura in gioco”: negli ultimi anni sempre più giornali online e blogger hanno cominciato a pubblicare articoli e contenuti multimediali con titoli tematici, per le feste, per macrocategorie, contenenti liste di giochi e accessori acquistabili online. Molti, in fondo, riportano un piccolo avviso, oppure un banner in fondo o ai lati degli articoli, che segnala che la testata ottiene un ricavo se qualcuno acquista uno prodotti partendo da un link presente nel contenuto. Questo significa che quei giornali online e blogger hanno aderito a programmi di affiliazione (affiliate marketing, in inglese) con siti di e-commerce per provare a integrare i ricavi tradizionali, da anni in calo in tutto il settore. Lo facciamo anche noi, da anni, con diversi e-commerce, di settore e non.
Cos’è l’affiliate marketing
I programmi di affiliate marketing funzionano così: un sito di e-commerce si accorda con una testata giornalistica (ma anche con un sito qualunque, un blog, uno youtuber, un influencer o tutto contemporaneamente) per darle una piccola percentuale sugli acquisti conclusi attraverso i link che la testata pubblica. L’accordo è spesso offerto direttamente online, alcuni siti hanno veri e propri form di richiesta online, e lo si può sottoscrivere e integrare sulla propria piattaforma con pochi click.
Le percentuali variano, all’incirca dall’1%al 15% (più frequentemente sotto il 10%), a seconda della tipologia dell’e-commerce coinvolto, se specifico di settore o generico, e a seconda della tipologia di prodotto. Nel caso di servizi come contratti per la connessione a internet o offerte per consulenze di vario genere, non ci sono di solito percentuali, ma un compenso fisso per ogni sottoscrivente. Alcuni programmi di affiliate marketing prevedono compensi anche sulla base del numero di persone che hanno semplicemente cliccato su un link, ma quelli basati sugli effettivi acquisti sono i principali.
I link di affiliazione rispettano le leggi sulla privacy, chi li diffonde non sa nulla delle persone che hanno effettivamente comprato qualcosa partendo da uno dei link. Sa quali siano gli oggetti e i servizi acquistati, ma non da chi.
L’idea alla base dell’affiliate marketing è una promozione basata non sulla visibilità che si può offrire a un prodotto, ma sulle effettive vendite che si riescono a generare parlandone. Tuttavia per i divulgatori online rappresenta un modo per ottenere dei ricavi fornendo potenzialmente nuovi tipi di servizi ai propri lettori: recensioni comparative, segnalazioni di prodotti interessanti ancora poco diffusi, servizi funzionali per risolvere problematiche più disparate.
Chi aderisce ai programmi di affiliate marketing non ha alcun tipo di vincolo nei confronti dei siti di e-commerce con cui ha sottoscritto un’affiliazione e sceglie i propri contenuti in autonomia: non gli è chiesto di pubblicare un numero minimo di link, né deve citare prodotti specifici richiesti dai committenti, e può anche parlare male di un prodotto linkato o di altri prodotti dello stesso segmento, potenzialmente dei competitor.
Naturalmente, però, il risultato economico può influenzare le scelte autonome del content creator, questo avviene sempre: nelle storie di Instagram, nelle descrizioni dei video YouTube e, ovviamente, negli articoli di blog e siti. Ci sono content creator che usano bene le affiliazioni all’interno di contenuti informativi e di qualità, inserendo i link in articoli frutto di progettazione e analisi accurate e scritti con criteri chiari e obiettivi (oltre che con proprietà di linguaggio, molto importante per articoli mirati a una micro nicchia e specifici) frutto di un lavoro impegnativo e costoso. Altri danno meno importanza a questi aspetti, privilegiando l’elencazione di prodotti e dei relativi link affiliati. Ogni testata ha una propria linea editoriale in merito e visto il pressoché inesistente protocollo sull’uso dell’affiliazione c’è un persistente dibattito tra gli addetti ai lavori che ne fanno uso: giornalisti, content creator, influencer, blogger.
Come funziona l’affiliate marketing e come si usano i ricavi
Come succede per molte altre cose, è avvenuto dapprima negli Stati Uniti che i giornali cominciassero a usare i programmi di affiliate marketing per integrare i propri ricavi. Secondo i dati di Awin, più dell’80% delle grandi aziende americane ha un programma di affiliate marketing. Gli introiti delle testate online che derivano dalle affiliazioni sono il 15% dei ricavi attribuiti complessivamente alle diverse forme di pubblicità.
In Italia si fanno tuttora meno acquisti online rispetto agli Stati Uniti e ad altri paesi (come il Regno Unito o la Germania). Secondo i dati degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano aggiornati allo scorso ottobre, il mercato delle vendite online in Italia è cresciuto del 20% tra il 2021 e il 2022 per un totale complessivo di 48,1 miliardi di euro.
Potrebbe sembrare tutto molto remunerativo alla luce di questi numeri ma in realtà, almeno per il nostro settore, si tratta spesso di una forma di sostentamento solo addizionale e mai alternativa, spesso i proventi così ottenuti si esauriscono con le spese di mantenimento delle piattaforme utilizzate e dei servizi di distribuzione dei contenuti.
I link di affiliazione che troviamo on line sono etici?
Le diverse scelte dei content creator riguardo all’uso dei link di affiliazione dipendono dal fatto che si tratta di uno strumento relativamente nuovo, ma soprattutto dalle questioni etiche che necessariamente ne scaturiscono. È nell’interesse di chi utilizza link affiliati che i lettori comprino qualcosa partendo da uno di quei link, quindi i lettori potrebbero avere leciti dubbi sulle motivazioni per cui un prodotto viene consigliato: molti tuttavia decidono di usare l’affiliazione e lo fanno ritenendo che sia possibile farlo mantenendo come fine principale quello di offrire informazioni. L’affiliate marketing si rivela così un’importante volano per continuare a fornire contenuti ai propri lettori, assicurando l’indipendenza economica.
L’idea è che i ricavi legati alle affiliazioni siano un risultato complementare degli articoli che li contengono, il cui principale obiettivo, almeno per noi di Fustella Rotante, rimane dare un servizio di qualità ai lettori e mantenere la nostra credibilità e affidabilità, da questo infatti dipende la sostenibilità economica di questo progetto editoriale.
Ogni testata, blog, content creator si dà delle regole per garantire la propria affidabilità e conservare la fiducia di lettori, seguaci e fruitori. Quelli che tengono separate la redazione che si occupa delle notizie da quella che invece fa le recensioni dei prodotti e dal team che si occupa della vendita degli spazi pubblicitari ritengono che solo in questo modo si possa preservare l’indipendenza di giudizio degli autori degli articoli contenenti affiliazioni. Quelli che non lo fanno prestano solitamente più attenzione ai link inseriti, riportando maggiori indicazioni su questi, per preservare garanzia sulla qualità giornalistica di tutti i contenuti. Come già detto, moltissimi usano disclaimer dedicati e alcuni giornali americani evidenziano con un colore diverso dal solito i link con un’affiliazione.
Che fine fanno i prodotti recensiti?
Quella dei link affilati non è l’unica questione etica che ci si trova ad affrontare. Altra questione su cui testate e influencer devono prendere posizione riguarda il modo con cui vengono gestiti i prodotti che le aziende inviano in omaggio sperando che siano recensiti, come fanno con molti influencer (in molti casi ottenendo video di “unboxing” o di altro genere). Nel caso di Fustella Rotante, quando un contenuto parla di un oggetto che la redazione ha ricevuto come copia per la stampa, questo viene dichiarato. Ma qui non si parla di tutti gli oggetti che arrivano in redazione: generalmente alcuni degli oggetti citati negli articoli vengono comprati dalla testata o dal redattore stesso, alcune volte a prezzi favorevoli visto il fine di tale acquisto.
Per i prodotti ricevuti dalle aziende questi vengono donati alle associazioni, ma non permettiamo che la generosità di alcune aziende influisca sulle nostre opinioni.
Questo articolo è stato ispirato da questo articolo su il Post che riteniamo sicuramente più ampio e completo, anche se riporta dati non più attuali.